Le prime Società di Mutuo Soccorso nacquero durante l”800, quando sullo sfondo italiano era in atto la rivoluzione industriale, anche se la storia medioevale può indubbiamente testimoniare che associazioni simili vi erano già nell’antica Roma con le corporazioni di mestieri.
Fu proprio dopo il 1848 che gruppi di lavoratori di estrazione contadina, stanchi di lavorare intere giornate nelle fabbriche in pessime condizioni igieniche e di sicurezza, decisero di condividere i propri bisogni, spinti anche dalla disposizione dell’art. 32 dello Statuto Albertino che concedeva ai sudditi il “diritto ad adunarsi pacificamente e senz’armi, uniformandosi alle leggi che possono regolarne l’esercizio nell’interesse della cosa pubblica“.
I caratteri principali su cui si fondarono le prime Società di mutuo soccorso erano la mutualità, la solidarietà fra lavoratori e l’aiuto reciproco, tutte esigenze volte a rispondere alla necessità di una forma di autodifesa dal mondo del lavoro.
Lo schema sul quale si basavano tali società era la creazione di un fondo autonomo costituito da contributi obbligatori, versati da ciascun socio, e che venivano ripartiti per malattie, sussidi di vecchiaia e invalidità e altri servizi.
Si superava così l’assistenza che fino a quel periodo veniva prestata dagli istituti ecclesiastici e che aveva come obiettivo primario l’assistenza caritatevole, per passare al c.d. “welfare“.
Tra i sostenitori di tale forma mutualistiche ricordiamo Giuseppe Mazzini.
Fu con la legge n. 3818 del 15 aprile 1886 che ne fu regolato il funzionamento e le Società di mutuo soccorso acquisirono la personalità giuridica.
Con l’avvento del fascismo tali società furono sciolte o incorporate nelle organizzazioni fasciste e soltanto negli anni ’50 ripreso a costituirsi.